La gravità della crisi economico/finanziaria ha permesso di scoprire dei punti deboli del sistema economico internazionale , sempre presenti ma ampiamente sottovalutati anche perché l'Occidente in generale non ne veniva colpito direttamente. I danni provocati dallo sviluppo diseguale venivano sostanzialmente scaricati sui paesi sottosviluppati. Su di essi infatti si sono abbattuti i disastri ecologici, ambientali le logiche di scambio diseguale dei beni e una divisione ineguale internazionale del lavoro. Quando la crisi ha posto lo stop all'indebitamento privato degli Stati Uniti di America, cresciuto oltre ogni limite tollerabile, ed ha evidenziato il gigantesco debito pubblico della maggior parte dei paesi occidentali attraverso cui è stato finanziato il nostro livello di benessere si sono evidenziati alcuni limiti strutturali del nostro modello di sviluppo:
1) Incapacità di utilizzo pieno e ottimale della risorsa lavoro
2) Creazione di aree strutturali di marginalità ed impoverimento della popolazione
3) Progressivo incremento della disuguaglianza.
4) Incapacità di passare rapidamente ad uno sviluppo rispettoso dell'ambiente sia nella produzione di beni, nello stile di vita ,nell'utilizzo delle fonti energetiche e nello smaltimento dei rifiuti.
5) Incapacità di ridurre il disequilibrio fra le diverse aree del mondo
Tutti questi aspetti ci costringono a ripensare il rapporto fra iniziativa privata e collettività troppo facilmente liquidato a favore della prima dopo la caduta del muro di Berlino. L'iniziativa privata , il desiderio di miglioramento sono un motore irresistibile della storia umana ma è pur vero che esse vanno subordinate come ci ha insegnato l'esperienza socialdemocratica all'interesse delle collettività a cui appartengono. L'individuazione dell'elefantiasi dello Stato è stata una analisi corretta ma la conseguenza da trarre non era lo smantellamento del ruolo equilibratore dello Stato rispetto al mercato bensì la ricerca delle disfunzioni che lo paralizzano ( burocrazia, clientelismo, occupazione dell'amministrazione da parte della politica ecc.) .
Va riconosciuto il malfunzionamento strutturale del mercato. La "manus " invisibile non funziona! Troppe volte ci accorgiamo che il risultato delle libere forze del mercato è la concentrazione delle ricchezze, il monopolio delle attività produttive, lo scempio dell'ambiente, la povertà ecc ecc.
La nostra proposta sulle dinamiche del lavoro del nostro Paese va inquadrata all'interno di questa analisi.
La prima contraddizione verso cui bisogna intervenire è quella del dualismo presente fra un mercato del lavoro degli occupati a tempo indeterminato e quello del lavoro cosiddetto precario. Tale contraddizione risulta ancora più insostenibile non solo per la disparità di garanzie ma anche per l'aspetto generazionale che ha assunto.Citando una riflessione degli economisti Boeri e Garibaldi " Quando una piccola quantità di lavoratori continua a entrare e uscire dalla disoccupazione generando forti flussi dall'occupazione alla disoccupazione e viceversa, mentre il resto dei lavoratori è saldamente legato a un posto fisso, è evidente che vi è qualche cosa di completamente distorto nel mercato del lavoro e spetterebbe quindi alla politica economica di intervenire."In tal senso riteniamo che il progetto di Flexsecurity del prof Ichino dia una prima risposta importante al problema tentando di rompere l'immobilismo che impedisce qualsiasi flessibilità con la conseguenza che troppo spesso le aziende, non potendo fare diversamente, stanno utilizzando il lavoro precario per ottenerla sia in entrata che in uscita. Tuttavia la contraddizione fondamentale del sistema economico è l'incapacità del mercato di garantire il pieno incontro fra domanda e offerta di lavoro con il risultato di costringere una parte della popolazione alla marginalità e all'inoccupazione. Questa massa di persone, insieme ai lavoratori immigrati, costituisce l'esercito di riserva del lavoro su cui vive e prospera anche l'altro grande settore del mercato del lavoro: quello del cosiddetto lavoro nero e marginale, privo di diritti , di garanzie ,spesso gestito in combutta con la delinquenza organizzata in vaste aree territoriali.
E' per questo che è indispensabile che lo Stato metta in campo delle iniziative volte a garantire a tutti dei diritti universali: un salario di cittadinanza, un tetto , l'istruzione la salute, la tutela complessiva dell'ambiente, intervenendo direttamente in quanto le forze indipendenti del mercato non riescono ad assicurare tutto questo.
Si pone pertanto con urgenza la necessità di operare questi interventi:
- introduzione del progetto Flexsecurity del prof. Ichino con le relative modifiche del diritto del lavoro
- l'introduzione di un ente pubblico del lavoro che dia lavoro, formazione e pieno utilizzo delle risorse lavoro, marginali, disoccupate ed inoccupate in cambio di un salario di cittadinanza
- disincentivazione del lavoro precario facendolo costare più di quello a tempo indeterminato.
- Avvio di un importante piano di edilizia popolare.
- Sviluppo importante della formazione e della ricerca.
- Sgravio fiscale sul mondo del lavoro ( imprese e lavoratori)
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La copertura di questi provvedimenti deve passare attraverso un concreto processo di redistribuzione della ricchezza a favore delle classi popolari utilizzando principalmente la leva fiscale ed un taglio selezionato della spesa pubblica che ridistribuisca risorse a scapito della spesa per la politica e gli armamenti. Si deve provvedere ad un'attenta revisione delle invalidità e una seria lotta all'evasione fiscale ( con maggior ricorso alle pene detentive ).
La copertura finanziaria può trovare il suo completamento sia con un maggior onere delle classi agiate nell'utilizzo dei servizi sociali sia con un maggior peso della tassazione indiretta sui beni di lusso che sull'incremento del prelievo fiscale sui redditi elevati ed i patrimoni ( ICI, tassa di successione, rendite finanziarie, tassa pluriennale di scopo). La sommatoria di queste misure potrebbero coprire un fabbisogno annuo di oltre 24 miliardi di euro tanti quanto bastano per dare un salario di cittadinanza di 500 euro al mese a quattro milioni di persone ( pari a ca. il 6% della popolazione del nostro paese). La tassa patrimoniale di scopo e l'ICI potrebbero essere inoltre sufficienti a far partire un importante piano di edilizia popolare .Le ulteriori risorse sarebbero a mio avviso sufficienti per un importante sviluppo della formazione e della ricerca e per uno sgravio del peso sul lavoro e le imprese.
E' il mondo della produzione e del lavoro l'asse politico e sociale a sostegno di questo piano di lavoro. Le imprese chiedono un quadro di riferimento chiaro , provvedimenti immediati, un piano progettuale di ampio respiro che ponga il lavoro al centro di qualsiasi progetto politico. Le risorse di uno dei paesi più sviluppati del mondo devono essere orientate verso il lavoro e non verso la rendita e/o la finanza.
Le gambe su cui cammina questo progetto sono già nelle piazze , ancora senza un'organizzazione politica unitaria: sono gli operai delle fabbriche in cassa integrazione o che minacciano la ristrutturazione e la delocalizzazione, sono i lavoratori precari dello Stato e privati che rischiano di esser espulsi dal mercato del lavoro, sono i disoccupati , gli inoccupati, le donne , gli immigrati senza diritti che chiedono un riconoscimento ed un ruolo sono le migliaia di giovani studenti che chiedono una formazione ed un futuro.
Forze che chiedono un progetto di sviluppo e di speranza .
Dice un grande giovane di colore negli Stati Uniti d'America : si può fare! Aggiungerei si deve fare!
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